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domenica 13 luglio 2008

Metti il sole nel motore


Provate a immaginare un'automobile a costo zero. Che si rifornisce, di continuo, con la più grande pompa d'energia che la natura ci ha regalato: il sole. E quando ha fatto il pieno, grazie alle sue celle fotovoltaiche, può continuare a immettere energia elettrica in rete, magari dal posteggio aziendale o di casa. Guadagnandoci. Risultato: una flotta aziendale di veicoli elettrico-solari che non solo risparmierà sul "carburante" ma sarà in grado di generare anche introiti per ripagarsi, almeno in parte, l'investimento.
Questo, per ora è un sogno. Ma di quei sogni che già stimolano, e concretamente, gli scenari dei tecnologi e i progetti dei ricercatori. Come è avvenuto a Torino dallo scorso luglio, sotto l'etichetta di Phylla (nome un po' arboreo che richiama insieme foglia e clorofilla, ovvero energia naturale).
«Un laboratorio cooperativo su quattro ruote, la Phylla. Elettrico, solare, ecologico. Per capire fino a dove possiamo spingerci per immaginare l'auto del prossimo futuro». Così Nevio di Giusto, amministratore delegato del Centro ricerche Fiat (Crf) definisce il progetto. Partito in luglio da un'iniziativa della Regione Piemonte. «L'idea di chiedere, con un prototipo, alla comunità automobilistica torinese e italiana lo sviluppo, e rapido, di una piattaforma tecnologica sostenibile e avanzata – spiega Andrea Bairati, assessore regionale all'Industria – da personalizzare per usi multipli, anche per una diversa idea di gestione delle flotte di veicoli della Pubblica Amministrazione».
Un'operazione che ricorda da vicino le iniziative di politica industriale all'americana (tipiche del Dipartimento della Difesa): prototipi di frontiera, invece di finanziamenti a pioggia. «A luglio dell'anno scorso ci hanno chiesto l'auto a energia solare – racconta di Giusto –: stavamo per rispondere di no, dato che non avevamo piani in proposito, ma abbiamo preferito mettere delle condizioni. Primo: che diventasse un laboratorio propulsivo per il territorio. Secondo: dato che non sarebbe stata un'autovettura autosufficiente, sarebbe stato necessario creare alcune stazioni di ricarica, almeno sui percorsi preferenziali della Phylla».

Di qui il decollo del progetto. Quattro mesi dopo il primo lancio dell'idea, in novembre si era già formato il consorzio di sviluppo (oltre alla regia del Crf, altri quattordici partner, tra cui Politecnico di Torino, Pirelli, Novamont, Istituto europeo di Design,...) e a gennaio 2008 il progetto esecutivo della Phylla era già pronto, con tanto di pubblica presentazione ufficiale. «In tutto, se consideriamo che il veicolo sarà su strada tra un mese in piccola serie all'Aereoporto di Caselle, dodici mesi dall'idea al prodotto – osserva Di Giusto –. E questo dà la misura di cosa possiamo fare, noi italiani, quando abbiamo idee, tempi e obiettivi chiari». Tre stazioni di ricarica fotovoltaiche nel centro di Torino, a Mirafiori e a Caselle. Abbastanza per una piccola flotta di Phylla, e per un primo test sul campo.
Ma andiamo dentro il prototipo, che non è la solita auto elettrica. La Phylla è invece un laboratorio di multiple dimensioni innovative.
La prima è il fotovoltaico. L'auto integra sulla carrozzeria (parte anteriore, tetto, fasce laterali) gli innovativi pannelli fotovoltaici flessibili (si veda articolo in pagina, ndr) della Enecom. Il risultato è promettente: «Con la sola alimentazione solare, ovviamente in giornate di sereno, l'auto ha un'autonomia da 10 a 18 chilometri al giorno – dice di Giusto –. Questo significa che, se faccio in media un centinaio di chilometri al giorno, circa il 15% li ottengo gratis. Non è poco: per raggiungere simili livelli di risparmio su un autoveicolo sarebbero necessarie tecnologie estremamente sofisticate».
Ma è solo un primo risultato. «Sul primo prototipo abbiamo scelto celle in silicio monocristallino, attualmente a massimo rendimento – spiega Enrico Pisino del Crf, architetto della Phylla –. Per il futuro non è escluso, per esempio sulle fasce laterali, l'uso di fotovoltaico a film sottile, che può convertire meglio la luce riflessa». «Il fotovoltaico è in rapida evoluzione – aggiunge Di Giusto – stiamo anche lavorando a pannelli in grado di moltiplicare, tramite lenti, la luce sulle celle. Potremmo ricavarne, a regime, valori ben più alti di energia catturata».
Ma Phylla non è solo una scommessa solare. «L'obiettivo vero è avvicinarsi a un'auto completamente sostenibile – dice Pisino –, anche nei materiali, nella riciclabilità, nel risparmio energetico»

Fin dal progetto di base. Basato su due blocchi indipendenti: skateboard (telaio) e carrozzeria. «L'idea è che in futuro ci si potrà personalizzare il veicolo per usi differenti. Per esempio gli studenti delle scuole di design che lavorano con noi stanno sviluppando versioni per il trasporto degli anziani, e mini-ambulanze urbane. La carrozzeria è volutamente fatta di materiali polimerici, e negli interni persino di fibre naturali, a basso costo di investimento».
Per lo skateboard, invece, il discorso è opposto. «Qui abbiamo lavorato su un gruppo di batterie a ioni di litio, con 250 chilometri di autonomia, a minor ingombro possibile e spalmato su tutto il pianale – spiega Pisino – e su quattro corner, angoli dove ciascuna ruota è sospinta da un suo motore elettrico indipendente».
Quattro motori, quindi, uno per ruota. «Ci dà la possibilità di regolare la trazione, dando più spinta a un lato piuttosto che a un altro, tramite comandi ai vari motori da centralina elettronica, da un computer in grado di adattare gli assetti, e quindi ottenere consumi ottimali». Dalla trazione integrale, 4X4, fino al differenziale in curva, tutto via software.
Ma non solo trazione innovativa, negli angoli dello skateboard. «Abbiamo lavorato anche sull'aereodinamica attiva – continua Di Giusto – Con una particolare progettazione degli pneumatici, insieme a Pirelli, in grado di creare un flusso d'aria verso il retro dell'auto, quindi in grado di ridurre la resistenza del veicolo». «E questo insieme a gomme ultraverdi, a minimo attrito di rotolamento, dotate di sensori di pressione, quindi capaci di segnalare in ogni momento le anomalie, e di conseguenza aumenti nei consumi».
Tutto per risparmiare preziosa elettricità: fanaleria a Led (un quarto delle lampadine tradizionali), allo studio un impianto di climatizzazione – «La singola componente più energivora dell'auto, dice Pisino» – a basso consumo. E dotazioni di servizi telematici di infomobilità per i percorsi ottimali.
Eppure i ricercatori del Crf non sono ancora soddisfatti. «Pur con la più avanzata tecnologia disponibile l'autonomia massima del pacco batterie è ancora di soli 250 chilometri, più che sufficiente per un veicolo urbano ma non certo per un'auto di uso generale – dice Pisino –. Ora, sul prototipo Phylla stiamo anche pensando alla possibilità di un "range extender", che potrebbe essere un piccolo motore a metano, oppure anche una fuel cell a idrogeno, laddove disponibile». Una sorta di ibrido all'inverso, insomma: principalmente elettrico (e il più solare possibile) ma anche dotato di un motore, più o meno tradizionale, per renderla automobile a tutti gli effetti.
giuseppe.caravita@ilsole24ore.com

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